Perché iniziare un percorso di trasformazione

 

Perché iniziare un percorso di trasformazione


 

“Certe persone preferiscono morire, piuttosto che cambiare”: quante volte mi sono ripetuta questa frase, in questi anni… In effetti, se ci riflettiamo bene, ognuno di noi nel corso della propria esistenza, insiste nel mantenere atteggiamenti, emozioni, stili di vita, alimentazione, relazioni, e molto ancora, che non sono certo congeniali al nostro benessere, anzi, sono spesso causa di disagio, disturbi, malattie. Eppure, spesso sapendo razionalmente che una certa cosa ci danneggia, insistiamo nel portarla avanti. Ma arriva sempre un momento, nella vita di ognuno, in cui siamo obbligati a cambiare: o cambiamo o moriamo. Tutto in natura evolve, si trasforma e ciò che non evolve muore. Un seme che non dà origine ad una pianta non ha assolto al suo progetto di vita e quindi muore prima di aver portato a termine ciò per cui è stato creato. Penso che lo stesso valga per ognuno di noi.

Di qualunque natura sia la crisi che ci porta ad effettuare una trasformazione, dobbiamo accoglierla, anzi favorirla.

 Dice Rüdiger Dahlke, padre della Medicina olistica: “ogni crisi ci pone di fronte alla condizione di decidere se accettarla consapevolmente o respingerla per quanto è possibile…anche ogni malattia implica la medesima decisione. O viene accettata, trasformandosi così in un’occasione, oppure viene respinta, diventando un pericolo. Già l’insorgere di malattie implica una decisione.  Se quest’ultima non viene presa coscientemente, l’energia passa inevitabilmente nell’inconscio. Spesso  si manifesta in seguito sotto forma di malattia. La tematica originaria viene poi rappresentata simbolicamente dai vari sintomi. Siamo quindi continuamente divisi fra l’affrontare coscientemente o l’evitare momentaneamente questo problema in condizioni difficili, in quanto misteriose. Anche se non riusciamo quasi più a prendere consciamente tale decisione, perché scegliamo ormai per abitudine la strada della repressione apparentemente più facile, le decisioni vengono comunque continuamente prese. Ogniqualvolta ci rifiutiamo di affrontare un problema, viene automaticamente a crearsi un divario tra corpo e anima. Se questo diventa insopportabile a causa dell’eccessivo allontanamento tra i due, l’organismo cerca di porre rimedio da sé a questa situazione. O l’individuo si ammala , oppure sopraggiunge una crisi di diversa natura di fronte alla quale si può prendere una nuova decisione. Entrambe le possibilità rappresentano un tentativo di riavvicinare corpo e anima…”




Nella società contemporanea l’accettazione e la lettura del disagio, sia fisico che psichico, risentono fortemente del costante invito alla fretta. Se stiamo male, anziché cogliere il segnale di un invito al mutamento, reprimiamo il sintomo con ogni mezzo a nostra disposizione, radicandolo ancor di più nel nostro corpo o nella nostra psiche. In tutte le antiche tradizioni, in tutte le Medicine Tradizionali si palesa il nesso tra guarigione, osservazione, riposo e cambiamento di uno stile di vita ormai  inappropriato. Non a caso l’emblema della professione medica era inizialmente raffigurato da un serpente, sacro al Dio Esculapio, che stava a significare che gli infermi per guarire dovevano rinnovarsi, lasciare l'antica pelle così come fanno i serpenti ad ogni muta. Successivamente comparve il caduceo di Mercurio simbolo antico, che ora è contrassegno della medicina, rappresentato da due serpenti attorcigliati a un bastone..
I due serpenti esprimono le forze duali di questo mondo: il positivo e il negativo, il maschile e il femminile, il bene e il male; nel momento in cui si incontrano conciliano gli opposti facendo nascere le ali, simbolo della visione olistica che abbandona il conflitto interno dell’essere umano nel mondo materiale duale (bene/male).
Il Caduceo di Mercurio rappresenta la manifestazione fisica della salute, dell’equilibrio in tutti i suoi aspetti: fisico e psichico.La malattia, come afferma da anni anche la scienza, spesso è psicosomatica, nasce da un conflitto della psiche che si ripercuote nel corpo. Ecco che la conciliazione è guaritrice.
Risolto il conflitto, si attiva la guarigione.

I rituali possono essere delle soluzioni per affrontare nuove fasi della vita. In effetti, l’uomo occidentale moderno non ne sente in alcun modo la mancanza, anzi è contento di essersi liberato da tali “superstizioni”. Ma ancora oggi la nostra vita è costellata di rituali: l’unica differenza con il passato è che non ne siamo consapevoli. Noi compiamo, oggi come nel passato, diversi rituali, solo che non ce ne rendiamo più conto. Ci sono rituali nella nostra vita quotidiana, rituali che compiamo ogni giorno per tenere lontane le nostre paure e ossessioni, rituali a rilevanza sociale, nelle aziende piuttosto che nello  stato, gli antichi rituali della nostra cultura come ad esempio quelli della Chiesa Cattolica con i suoi sacramenti che non sono nient’altro che rituali per le grandi crisi esistenziali. Purtroppo però tutti questi rituali “sostitutivi” non svolgono più la loro funzione in modo soddisfacente. Basta guardare i moderni rituali della pubertà. Se un giovane appartenente a una cultura tribale diveniva adulto grazie a un’unica prova di coraggio, nella nostra cultura non basterebbero nemmeno centinaia di prove del genere.

 Perché il rituale è così efficace? Partendo dal presupposto, ormai accertato scientificamente, che tutto in questo mondo è connesso, in sincronia con ogni altra cosa e che  il caso non esiste, si può spiegare l’efficacia dei modelli e dunque dei rituali. I rituali formerebbero dunque dei campi energetici che esistono e agiscono senza però dipendere dalla materia e dal tempo: tale campo si forma eseguendo ripetutamente e precisamente il rituale, che viene continuamente rinnovato dalla coscienza poiché ogni consapevole sensazione condiziona ciò che si percepisce, come la fisica moderna conferma. La consapevolezza è l’energia che muove il motore del rituale: un’azione compiuta coscientemente ci rimane molto più impressa di un’azione riprodotta meccanicamente.

Nelle tribù antiche gli sciamani o gli stregoni adottavano per guarire dei rituali di guarigione: se sulla terra qualcosa è andato fuori posto (una malattia, un incidente ecc), lo sciamano si mette in contatto con la più alta istanza possibile nella gerarchia divina, poiché a questo livello le cose sono ancora in ordine. Egli deve tentare di portare in armonia il livello superiore e quello inferiore: come sopra, così sotto; come dentro, così fuori. Come ci insegnano quasi tutte le tradizioni, sia orientali che occidentali, il mondo esteriore è un riflesso di quello interiore, quindi tutto avviene in noi stessi.

Le medicine olistiche ripropongono molti di questi rituali per favorire la guarigione e il benessere e, soprattutto quando vogliamo effettuare dei cambiamenti drastici nella nostra vita, servirci di queste tecniche può essere di grande aiuto.

Poiché mi occupo principalmente di alimentazione, negli ultimi tempi è stato rivalutato il “digiuno”. Anticamente era molto utilizzato, non solo dalla gente comune, ma anche da stregoni, sciamani, sacerdoti che, prima di effettuare i loro riti, vi si sottoponevano, per purificare corpo e mente.

Il digiuno di un solo giorno, o ancora un semi digiuno, possono essere un “rito” di purificazione per il nostro intestino e il nostro organismo ma non solo: ripulendoci dalle tossine fisiche ci sbarazziamo anche da quelle mentali, con questo semplice atto, mettiamo in moto e accediamo  a nuove energie. Nella nostra vita quotidiana possiamo fare di molti gesti qualcosa di  rituale, dando loro un senso nuovo: pulire la casa, cucinare, lavorare a maglia,fare giardinaggio e molto altro ancora, possono diventare dei gesti che, se effettuati con consapevolezza, potranno generare la nostra crescita personale, che coinvolga corpo-mente-spirito. Adottare un atteggiamento di “sacralità” in tutto ciò che facciamo porta un’immediata guarigione alla mente che ritrova armonia e in automatico tutto il nostro essere ne beneficia.

Quando si cambia dieta, cambiano le abitudini, i ritmi, ci si apre a nuove verità e inizia un percorso di consapevolezza: il cambiamento, la trasformazione, sono sempre alleati che aprono la strada a una vasta scelta di avventure.     

Daniela Temponi - Brunetta Del Po                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              


Bibliografia                                                                                                                                                                                                

Dahlke Crisi personale e crescita interiore Ed. Mediterranee