La paura aspetti psicologici ed energetici
Qualunque sia la sua forma, la sua modalità, qualunque sia il suo aspetto, il suo nome, ogni paura è orientata verso la morte. Se vai in profondità, scoprirai di aver paura della morte.
(Osho)
Una reazione emotiva a un pericolo esterno consciamente riconosciuto, che si manifesta con uno stato di allerta, apprensione, timore, preoccupazione, esitazione, diffidenza, disagio o inquietudine, è chiamata paura.
Gli aspetti psicologici della paura
Fondamentalmente la paura può essere innata oppure appresa. In entrambi i tipi sono comuni la percezione di uno stimolo come fonte potenziale di pericolo, la valutazione della minaccia effettiva e l’organizzazione di comportamenti reattivi rivolti a superare lo stato di pericolo.
Le paure innate
Siamo minacciati dalla sofferenza da tre versanti:
dal nostro corpo, condannato al declino e al disfacimento e che non può funzionare senza il dolore e l’ansia come segnali di pericolo;
dal mondo esterno, che può scagliarsi contro di noi con la sua terribile e formidabile forza distruttiva; i
nfine, dalle nostre relazioni con gli altri.
(Sigmund Freud)
La paura è una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali. I dati osservativi e clinici raccolti da John Bowlby e da altri psicologi sembrano indicare che molte paure sono innate e hanno una funzione protettiva, infatti producono risposte adattative di allarme e di protezione ogniqualvolta l’individuo percepisce un attacco o una minaccia alla propria integrità. La finalità fondamentale è la salvaguardia e la sopravvivenza attraverso la preparazione dell’organismo alla fuga e all’evitamento motivato.
Le paure innate sono scatenate da:
- stimoli fisici molto intensi, come i rumori improvvisi, i tuoni, o le sensazioni dolorose;
- eventi, oggetti o persone estranee dai quali l’individuo non sa che cosa aspettarsi ed eventualmente come affrontare;
- situazioni di pericolo per la sopravvivenza della specie, come il freddo, le tenebre, l’isolamento, l’assenza o la perdita della figura di attaccamento, l’interazione con individui o animali aggressivi.
Esempi di paure innate sono: la paura degli estranei, del buio, dei ragni, dei serpenti o del sangue, ecc. Queste paure ancestrali fanno parte di una memoria della specie che permette di riconoscere i predatori e gli altri pericoli.
Se la paura diventa estrema, perde la sua funzione positiva di segnale di una situazione di emergenza e di allarme e sconfina nella sfera della psicopatologia diventando ansia, fobia o panico.
Le paure apprese
Ci sono molte cose nel mondo che ci fanno paura.
Ma ci sono molte più cose nella nostra immaginazione che ci fanno paura.
(Frederick W. Cropp)
Le paure apprese nascono da esperienze dirette che l’individuo ha vissuto e catalogato come pericolose e si sviluppano sia per condizionamento sia attraverso l'osservazione degli altri, i racconti, le rappresentazioni che rispecchiano la cultura della società circostante. Quando i confini delle singole paure si dilatano, queste si trasformano in stati ansiosi o in angosce, vale a dire in paure non più realistiche e definite. Dal punto di vista ontogenetico le esperienze traumatiche, la mancanza di un valido tessuto di supporto sociale durante l'infanzia, la presenza di conflitti intrafamiliari possono avere un effetto estremamente negativo e abbassare la soglia della paura creando uno stato di attesa dolorosa e di insicurezza diffusa: non soltanto si diventa ipersensibili a ogni situazione allarmante, ma si sviluppano attese irrequiete di minacce imprecisate. L'individuo si trova, per dirla con Ronald Laing, in uno stato di insicurezza primaria.
L’intensità della paura
La paura può essere descritta con termini differenti a seconda del suo grado di intensità:
- timore
- ansia
- paura
- panico
- terrore
- orrore
Le espressioni della paura
La paura si esprime allo stesso modo nell’uomo e in molti altri animali. Si ritiene che le risposte messe in atto per proteggersi dalle situazioni di pericolo siano geneticamente programmate. Secondo Isaac Marks gli animali ricorrono a diverse strategie comuni:
la ritirata (evitamento o fuga) l'immobilità
l’aggressione difensiva (far paura) la sottomissione o pacificazione
Nei primati e negli esseri umani fin dai primi anni di vita la paura si manifesta con espressioni facciali che hanno caratteristiche universali. A causa della tensione dei muscoli del viso, gli occhi sono sbarrati, la bocca è semiaperta, le sopracciglia sono avvicinate e la fronte corrugata.
Uno stato di paura acuta e improvvisa, attiva il sistema nervoso autonomo parasimpatico con diminuzione della frequenza cardiaca, abbassamento della pressione sanguigna e della temperatura corporea, diminuzione della tensione muscolare, sudorazione e dilatazione delle pupille. Ciò determina l’incapacità di reagire in modo attivo con la fuga o l’attacco. La paralisi che si verifica ha lo scopo di tentare di bloccare l’attacco, che potrebbe essere scatenato dalla fuga o dal movimento dell’aggredito da parte dell’aggressore.
Stati di paura meno intensi invece attivano il sistema nervoso simpatico (la tensione muscolare, il battito cardiaco e il respiro aumentano) che predispone l’aggredito alla fuga o allo scontro. Le tipiche espressioni della paura hanno anche la scopo di segnalare ad altri elementi del gruppo la presenza di un evento minaccioso e quindi di richiedere soccorso; tuttavia possono anche diffondere e contagiare la paura.
La paura dal punto di vista energetico
Quando manifestiamo il disagio della paura a livello emozionale, significa che il nostro Primo Chakra, o Chakra di base o Chakra delle Radici, è scompensato.
I Chakra sono centri sensori che captano e metabolizzano l’energia universale e servono per informarci sul mondo circostante. Se chiudiamo un Chakra, di fatto non lasciamo entrare dal mondo circostante le informazioni che riguardano quell’area specifica della nostra vita.
Il Primo Chakra è il centro energetico deputato a provvedere alla nostra sicurezza, ad appagare esigenze collegate alla sopravvivenza e ai bisogni materiali, come il nutrirsi, il soddisfare i nostri bisogni elementari di riposo, di calore e di rifugio. Quando questo centro è chiuso, oltre a vedere il mondo attraverso il filtro della paura, della carenza, della difficoltà, gran parte della nostra vitalità fisica è bloccata; quando il Primo Chakra è in disequilibrio ci sembra di essere invisibili agli altri, o, addirittura, di non esserci per niente. Per molti la sicurezza è sinonimo di denaro, casa e lavoro, quindi il creare muri in questo chakra determina ripercussioni in queste aree; sperimenteremo la povertà e, anche se guadagniamo molto, perderemo sempre denaro o non sarà mai sufficiente per le nostre esigenze. Vivremo sempre con la paura di non avere abbastanza nel senso proprio della sopravvivenza. Ci sentiremo minacciati e precari, sempre e dovunque. Di contro, se il Primo Chakra è in equilibrio, vuol dire che stiamo bene nel nostro corpo, questo centro energetico corrisponde al corpo fisico; significa anche che disponiamo di ciò che ci serve in termini economici; infine ci sentiamo sicuri di noi stessi, oltre che nutriti dalla Madre Terra e dall’amore della mamma, primaria fonte di sicurezza.
Ammettere di essere spaventati, dunque, è un atto eroico: soltanto così riusciamo a trasformare questa energia stagnante in energia che scorre; riuscire a dinamizzare la paura, facendone una forza propulsiva invece che involutiva, è quello che ci proponiamo. Se non agiamo, arriva un punto in cui il timore cresce, si dilata e prende spazio nella nostra vita, fino a impedirci di fare qualsiasi cosa. E allora ci ammaliamo, con la manifestazione di varie patologie. Quando uno spavento ha una causa concreta e immediata- una macchina che sta per investirci, una vipera che ci attraversa il sentiero-, ci permettiamo senza remore di sentire il messaggio forte e chiaro di minaccia che ci arriva e reagiamo di conseguenza. Ma nella nostra vita quotidiana quante volte non ascoltiamo? Quando qualcosa non ha la tendenza ad accadere, quando sentiamo delle fiere resistenze nel fare, chiediamoci: cosa mi renderebbe più facile fare questo? Se la risposta è: sentirmi al sicuro, o potermi affidare, o avere l’impressione che l’Universo mi sorregga c’è un centro specifico che possiamo riequilibrare. Infatti tutto questo accade se il centro energetico deputato alla nostra sicurezza, il Primo Chakra o Chakra delle Radici, non è teso. Dobbiamo quindi ricollegarci con le nostre radici, che ci permettono di stare in piedi ben saldi e di essere nutriti.
Il non ascoltare la paura può generare una serie di patologie che ci fermano o non ci permettono di stare saldi sulle nostre gambe o addirittura minano i nostri sistemi fino a mettere a repentaglio la nostra vita.
IL PLESSO SACRALE è quello collegato al Primo Chakra e innerva glutei e gambe, e può manifestarsi in patologie come la sciatalgia e le paresi agli arti inferiori.
LE GHIANDOLE ENDOCRINE di questo centro energetico sono le SURRENALI che, nella loro parte midollare, secernono adrenalina, l’ormone che si attiva quando ci sentiamo minacciati, e nella loro parte corticale il cortisolo, l’ormone che si attiva nello stress cronico, insieme ad altri ormoni steroidei. Le patologie come la Malattia di Addison (o Morbo Bronzino), la Sindrome di Cushing, gli adenomi e gli adenocarcinomi surrenalinici ne sono un esempio.
I sistemi e gli organi presieduti da questo chakra sono anzitutto: IL SISTEMA SCHELETRICO, che comprende tutte le ossa e le articolazioni; quindi sono patologie della paura quelle che riguardano il metabolismo del sistema osseo, come l’osteoporosi e il rachitismo: fanno parte di questo gruppo anche le malattie che coinvolgono la Colonna vertebrale in toto (e specificatamente nella regione sacrale), come l’ernia del disco e la spondilosi; tutte le patologie che colpiscono gambe, ginocchia, caviglie e piedi, come le fratture o le distorsioni degli arti inferiori, l’alluce valgo, le lesioni meniscali.
Sono sempre patologie della paura quelle infiammatorie articolari, come l’artrite e l’artrite reumatoide, o degenerative come l’osteoartrosi, di cui la coxartrosi è una delle localizzazioni, le malattie infiammatorie-infettive ossee osteite e osteomielite, i tumori primitivi a carico delle articolazioni, come i fibromi e i fibrosarcomi, i tumori ossei, come gli osteosarcomi, e delle cartilagini, come i condosarcomi.
Anche i disturbi del SISTEMA LINFATICO sono ascrivibili a una tensione al Primo Chakra, con le patologie di carattere infiammatorio, come le linfangiti e le linfadeniti; o le malattie linfodegenerative, quali il linfoma di Hodgkin e i linfangiosarcomi.
Mostrano tensione al Primo Chakra anche le patologie che riguardano il SISTEMA URINARIO, che può essere interessato da processi patologici di varia natura. Frequenti sono le infiammazioni e le infezioni, come la cistite, l’uretrite, le infezioni delle vie urinarie, la pilonefrite, l’ascesso renale, le malattie da deposito di cristalli come la calcolosi renale, le malattie glomerulari e tubulo interstiziali renali, le malattie nefrovascolari e l’insufficienza renale; le patologie che riguardano questo apparato possono anche essere di origine tumorale benigna, come le cisti renali e gli adenomi, o maligna, come i carcinomi dei vari organi (reni, vescica, prostata, uretra) e neuroblastoma, a origine surrenale.
La GHIANDOLA PROSTATICA e le sue affezioni fanno parte di questo gruppo, con patologie infiammatorie come la prostatite, e tumorali – benigne e non – come l’ipertrofia prostatica benigna o adenomiofibroma, e l’adenocarcinoma della prostata.
E’ ascrivibile a questo centro energetico la PELLE, esclusivamente nella sua funzione di depurazione e non di tegumento, cioè attraverso la sudorazione.
Anche i DENTI E LE GENGIVE sono ricollegabili al Primo Chakra, con patologie quali le carie e la periodontite.
Il senso di questo Chakra è L’OLFATTO. Perciò, anche l’organo deputato all’odorato, IL NASO, è collegato al Chakra Coccigeo. Pertanto, patologie di origine infiammatoria del naso e dei seni paranasali, come il raffreddore, sono patologie della paura.
Infine, il SISTEMA ESCRETORE – che riguarda anche la parte finale dell’INTESTINO, IL RETTO, e le sue funzioni, è ascrivibile a questo centro energetico; quindi la diarrea e la stipsi denotano tensione a questo livello.
Per tornare in equilibrio
Statuetta del paleolitico Venere di Willendorf
Per sentirci in equilibrio a questo livello, dobbiamo riconnetterci con l’energia di nostra madre, colei che per contratto spirituale ha accettato di portarci sulla Terra (insieme a nostro padre) impegnandosi a nutrirci, materialmente e in senso figurato, e a fornirci il nido in cui sentirci al sicuro. Potremmo aver percepito che lei non ci ha dato abbastanza amore, ma ricordiamoci che la nostra non è che la percezione che riguarda la modalità con cui ce l’ha espresso, dato che nostra madre ci ha amato a tal punto da portarci sulla Terra; dobbiamo riconnetterci con l’amore incondizionato che l’ha mossa, rendendoci conto che nostra madre, se ci è apparsa poco amorevole, ha fatto del suo meglio al suo livello di coscienza. Ricordiamoci anche che noi, in modo consapevole o inconsapevole, scegliamo ogni cosa, e quindi siamo proprio noi ad averla scelta per fare l’esperienza di questa vita. Cambiando l’atteggiamento di conflitto, di rabbia, di insoddisfazione nei rapporti con nostra madre impariamo ad avere fiducia nell’abbondanza dell’universo che ci nutre e ci sostiene, e di conseguenza ne sperimentiamo gli effetti nella vita quotidiana. E non avremo più paura.
Qui puoi ascoltare la meditazione per riequilibrare il primo chakra, tratta dal libro "Le emozioni parlano" di Rossella Panigatti.
Brunetta Del Po - Daniela Temponi
Bibliografia
Dizionario Medico Treccani
Anna Oliverio Ferraris Psicologia della paura Boringhieri Torino 1998
Isaac M. Marks Ansia e paure: comprenderle, affrontarle e dominarle McGraw-Hill Milano 2003
Rossella Panigatti Le emozioni parlano ed. Tea